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Menhir di " Santu Totaru" o del Teofilo


D'età preistorica, il Menhir di "Santu Totaru" o del Teofilo è ritenuto elemento d'antichi rituali religiosi che ebbbero luogo presso le genti Japigie all'inizio dell'Età del Ferro (IX - VII secolo a.C.).

 

Palazzo Moschettini

 

Costruito tra il 1710 e il 1720, la prima cosa che risalta agli occhi ammirando palazzo Moschettini sono sicuramente le 6 aperture che animano il primo piano; il fastoso portale, assimetricamente collocato in facciata, e sormontato da un lungo balcone sorretto da sette mensoloni di notevolissima potenza figurativa ed inventiva; ben diciassette pilastrini definiscono la balaustra del balcone che inquadra un arco stemmato che, arretrato, contiene l'apertura per l'accesso al balcone. Altro esemplare tipico dell'abilità costruttiva delle maestranze martanesi e del gusto delle ricche famiglie committenti è l'elemento più caratteristico di questo edificio: la parte terminale, specie di ballatoio sostenuto da beccatelli e archetti pensili che si sviluppano per tutta la lunghezza della facciata e sono uno diverso dall'altro a riprova di una capacità ideativa veramente straordinaria. In alto nel parapetto si aprono le saettiere che servivano per scrutare se dal mare arrivavano i soliti temutissimi Turchi; Palazzo Micali datato 1719. Costituisce il palazzetto architettonicamente più maturo della fiorente attività edilizia locale del primo '700. Assai simile, specialmente nella zona inferiore, al palazzo Andrichi - Moschettini, è caratterizzato dal lungo balcone sorretto da sei mensoloni che reggono una balaustra ornata da splendidi motivi scolpiti. Sotto la bifora pensile si apre l'elaborato portale con lo stemma e la data (1719). Sul capitello centrale della bifora è issata la statua dell'Arcangelo Michele: questo pezzo di eccezionale bravura esecutiva sembra appeso al cornicione ed è uno dei momenti migliori della secolare esperienza costruttiva delle maestranze martanesi, il punto più alto di equilibrio tra tecnica e fantasia; palazzo Pino, in gran parte ristrutturato alla fine del XVIII secolo, si affaccia sulla attuale via Marconi, cioè in una zona fuori le mura, oltre il fossato che all'epoca doveva essere già scomparso. Ha un impianto seicentesco e avanzi di un giardino assai vasto. Il motivo più significativo è, tuttavia, il sistema portale-balcone-arcostemmato. Il portale può essere dei primi decenni del XVIII secolo; più tardo (circa 1780-90) il virtuosistico balcone traforato sostenuto da sei elaborati mensoloni, insieme perfettamente conservato ed esemplare dell'abilità tecnica ed artistica delle maestranze martanesi. Sopra il balcone, quasi come una loggia poco profonda, si innalza un elaborato arco a tre segmenti sormontato da un ricchissimo stemma che emerge su tutto e reca un'iscrizione in caratteri greci di difficile lettura ma che probabilmente è fatta ad arte perchè sembra riferirsi all'amore perduto di una donna che viene chiamata Meriàtses. In questo palazzetto sembra condensarsi tutta la grazia elegante di un secolo ormai alla fine. Definito col nome di "Terra" perchè circondato da mura con fossato, torri e castello, la parte più antica di Martano rappresenta uno dei centri più interessanti del Salento sia per l'ottimo stato di conservazione che per la regolarissima struttura viaria ad andamento ortogonale che permette di ritagliare isolati rettangolari le cui dimensioni non superano i ventisei metri di lunghezza, misura che troveremo in altri centri della Grecìa Salentina. L'accesso all'abitato era garantito da due porte ora distrutte, messe all'estremità dell'attuale via Roma. Il minuto tessuto residenziale fatto non solo di piccole case a corte ma anche di palazzetti con straordinarie soluzioni architettonico - decorative (Portali, balconi, finestre, colonne angolari, stemmi, etc.), è dominato dai due enormi volumi del Castello e della Parrocchiale che costituiscono momenti tra i più significativi della Storia dell'Arte salentine.

Il sito istituzionale del Comune di Martano è un progetto realizzato da Parsec 3.26 S.r.l.

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